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PROJECT ONE (LP 180 GR + CD + FILE HD)

PROJECT ONE (LP 180 GR + CD + FILE HD)

€ 59,00

PROJECT ONE (LP 180 GR + CD* + FILE HD*) Marco Lo Muscio, David Jackson, John Hackett, Steve Hackett *Il CD (NO JEWEL BOX) e i file HD sono all'interno del vinile. "Project One": un progetto discografico Velut Luna che nasce grazie all'amicizia ed alla lunga collaborazione musicale ed artistica del M° Marco Lo Muscio con tre nomi iconici della musica Progressive e contemporanea: David Jackson, John Hackett e Steve Hackett. Il progetto è un grande omaggio, con arrangiamenti totalmente acustici, ai vari stili della grande musica del '900 e contemporanea. L'impianto base vede il suono gotico e sinfonico dell'organo a canne amalgamato insieme alla potenza dei sassofoni di David Jackson. La chitarra di Steve Hackett ed il flauto di John Hackett aggiungono il tocco finale in alcuni speciali arrangiamenti nati appositamente per questo progetto discografico. I compositori scelti provengono dal mondo della musica del '900 e contemporanea (Benjamin Britten, György Ligeti, Aaron Copland, George Martin e Marco Lo Muscio), delle colonne sonore (Wojciech Kilar), del Jazz moderno (Jan Garbarek) e del Progressive (King Crimson, Genesis, Van Der Graaf Generator, Emerson Lake & Palmer, Pink Floyd, David Jackson e Steve Hackett). L'ascolto in chiave acustica di queste musiche farà scoprire nuove sfumature e dettagli; si potrà capire anche quanto la musica Progressive interpretata in questa chiave sia effettivamente molto vicina ed influenzata dalla musica classica del '900. Infine la risaputa grande qualità delle registrazioni Velut Luna di Marco Lincetto offriranno un'incredibile gamma sonora nell'ascolto di questo originale ed unico progetto discografico!    

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Two For The Road (LP 180 GR + CD + FILE HD)

Two For The Road (LP 180 GR + CD + FILE HD)

€ 49,00

Two For The Road (PROMO 39€ SOLO FINO AL 30/11/24) (LP 180 GR + CD* + FILE HD*) Chiara Pastò, Francesco Pollon *Il CD (NO JEWEL BOX) e i file HD sono all'interno del vinile. LA MEGLIO GIOVENTU’ di Marco Lincetto Chiara Pastò arriva finalmente a realizzare un disco di Jazz. Al quarto lavoro discografico, tutti realizzati con la mia etichetta Velut Luna e con me come produttore, la giovane, brillante, cantante padovana affronta ormai nel pieno della sua maturità artistica e vocale il suo “territorio d’elezione” a cui ha lavorato lungo tutto il suo percorso accademico e che ha praticato in molte occasioni concertistiche. Il repertorio di questo disco presenta alcuni famosissimi standard, come la title track o Round Midnight, ma anche una originalissima escursione nel celeberrimo brano di Astor Piazzolla, libertango, a cui la stessa Chiara dona un affascinate testo inedito. E poi un suo brano originale, scritto con Enrico Santacatterina, Just A Smile, che è un suo cavallo di battaglia di area pop, per così dire, oggi riletto in chiave di standard jazz. Un disco completo e maturo, che viene esaltato dalla sapienza pianistica, dal gusto sopraffino, condito da una tecnica mirabile di Francesco Pollon, forse il più rappresentativo pianista jazz italiano della giovane generazione, che attualmente vive ed opera a New York, dopo aver lì conseguito un prestigioso master alla Manhattan School Of Music - Jazz Arts. Insomma... I giovani, grandi musicisti, esistono ancora, e più che mai, in Italia: basta dare loro lo spazio che si meritano!    

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Sergej Rachmaninov - Études Tableaux

Sergej Rachmaninov - Études Tableaux

€ 18,00

Sergej Rachmaninov - Études Tableaux   INTRODUZIONE DI EDOARDO BROTTO Gli Études Tableaux, miniature-capolavoro di una straordinaria bellezza armonica, di forma, di scrittura, di sintesi, di immagini che sono in grado di evocare e…di una straordinaria difficoltà musicale e tecnica. Non voglio aggiungere altro, la musica è meravigliosamente descrittiva ed è giusto che sia l’ascoltatore a creare i suoi mondi e a percepire i quadri che ogni brano dipinge. Nonostante il repertorio sia noto agli appassionati, questo è un disco particolare e, contrariamente allo standard, ve lo racconto in prima persona. Non avevo il coraggio di suonare gli Études nemmeno quando facevo il pianista a tempo pieno, nonostante avessi sotto le mani le maggiori opere di Rachmaninov, compreso il suo formidabile terzo concerto. Ho pensato invece di studiarli e inciderli quando la vita si è fatta molto più complessa; ingegnere di giorno, pianista di notte. Non voglio mentire dicendo che conciliare le due cose sia facile, non lo è. Suonare a livello da incisione è già di per sé una grande sfida, aggiungere un lavoro complesso da tutti i giorni, rende il tutto eccezionalmente provante. Queste righe fungono da contesto al concetto fondamentale che desidero passi a chi leggerà queste parole: è possibile porsi e centrare obiettivi apparentemente impossibili in un contesto di vita già più che piena. E lo dico perché vale la pena, qualunque cosa si scelga. Le sfide, vinte o perse, ci regalano insegnamenti preziosissimi in primis sul nostro io, sui nostri limiti che puntualmente si riveleranno errati, e poi ci donano una magnifica ondata di conoscenza nuova, ad ampio spettro. Quello che ci vuole è una buona dose di volontà inossidabile, una predisposizione a resistere alla fatica, a volte alla sofferenza, e non farsi mai distrarre dall’obiettivo primario. E un’altra cosa scrivo, non accontentarsi mai di imparare, studiare, sfidarsi, migliorarsi. Perché la soddisfazione è la morte del desiderio. Ora, venendo alle particolarità di questo disco, cominciamo col fatto che il pianoforte utilizzato per l’incisione è il mio personale: un meraviglioso Bechstein D282 che io chiamo Albus. Un sogno di una vita intera, durato più di vent’anni, diventato realtà. Albus mi è stato consegnato direttamente da Berlino questo aprile (2023) e la sua inaugurazione è stata proprio l’incisione di questo disco. La preparazione e accordatura del pianoforte per l’incisione, l’ho curata personalmente. Altro fatto peculiare è che questo disco l’ho registrato io. Con ciò intendo proprio che il lavoro di sound and balance engineer (posizionamento dei microfoni, bilanciamento, trattamento acustico e registrazione) l’ho svolto personalmente. Avevo in mente una ripresa che fosse il più fedele possibile al suono dello strumento, estremamente dettagliata e precisa, con particolare attenzione dedicata ad ottenere una perfetta immagine sonora. La scelta è ricaduta inevitabilmente su elettroniche di assoluta eccellenza e dalla caratteristica di una risposta in frequenza lineare e timbrica neutra: microfoni Sennheiser e Schoeps, omnidirezionali e sub-cardiodi per una grande presenza e cristallina pulizia, preamplificatori Millennia e Rupert Neve che garantissero la minor alterazione possibile del segnale nativo, cavi di segnale all’altezza dei componenti citati. Anche questo è il frutto di anni di studio, di esperienza e di errori; un doveroso grazie va ai preziosi insegnamenti del mio produttore Marco Lincetto al quale ho poi lasciato le tracce finite. Nelle sapienti mani di Marco ho affidato la delicata fase di missaggio e mastering, rigorosamente in catena analogica, come piace a me. Il risultato è una registrazione con un suono naturale e di grande impatto che, con un impianto ben costruito, vi fa entrare il pianoforte in casa, in tutta la sua gloria. Riguardo la scelta dei brani e del loro ordine, è da molto tempo che intuitivamente avevo immaginato questa esatta sequenza. È un percorso di suoni e di immagini che nella mia testa si è sviluppato proprio così, che amo particolarmente e pertanto, non necessiterebbe di ulteriore illustrazione. Ciononostante, aggiungo che da persona che naturalmente percepisce e immagina mondi astratti, al di là delle immagini che questi brani-quadro evocano, la loro sequenza, per spiegarla a parole comprensibili, mi ricorda una bellissima iterazione di funzioni sinusoidali in tre dimensioni spaziali e una temporale, traducibile in un lenzuolo di puro spazio che si muove sinuosamente, avvolgendoti a volte, intervallando momenti di grandissimo impeto ad altri di profonda riflessione, a volte sgomenta, ma in ogni caso intima. A fronte dell’incisione integrale, l’aver estratto questi dodici brani in questo esatto ordine, non ha fatto altro che confermare quell’intuizione avuta molto tempo addietro. Raccomando un ascolto di filato per comprendere al meglio quanto scritto sopra. Rachmaninov e io. Si potrebbe dedicare l’intero libretto solo a questo tema. Semplicemente, per concludere, la sua musica è la mia anima gemella in musica. Ho dedicato gli ultimi quindici anni a studiare e suonare le sue opere. Il suo linguaggio è talmente parte di me che ho inciso un intero disco (Within & Without – Homage to Rakhmaninov) che raccoglie una serie di mie composizioni originali dedicate al grande maestro. Con questo invece, voglio rendergli di nuovo omaggio suonando la sua di musica, per celebrare il 150simo anniversario della sua nascita.  

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The Velut Luna's Reference Vinyl Vol. 2

The Velut Luna's Reference Vinyl Vol. 2

€ 69,00

The Velut Luna's Reference Vinyl Vol. 2 Limited Edition - 180gr AUDIOPHILE PRESSING (2 LP + FILE HD) Il bambino nell’immagine di copertina sono io. All’età di due anni. Era il 1963. Da che mi ricordo, ho sempre amato ascoltare i dischi. Certamente per via della mia storia famigliare, con mio papà che fu illustre pianista classico e compositore raffinato, e mia mamma cantante lirica. Ma certamente in quegli anni della prima infanzia era grande il fascino che suscitavano in me quei padelloni neri che giravano sul vecchio giradischi di famiglia e da cui uscivano le mie favole preferite, narrate da grandi voci di grandi attori (ricordo ad esempio, Nando Gazzolo e la sua Cappuccetto Rosso, e Hansel e Grethel, e Pollicino, i cui dischi ho letteralmente consumato...). Attorno agli otto o nove anni il passaggio dalle favole ai 45 giri dei Beatles alla fine della loro carriera (Obladì, Obladà), oppure a quella sonorità inconsueta e sconosciuta del Theremin usato in Good Vibrations dei Beach Boys, fu un fatto del tutto naturale. E quando a 13 anni cominciai progressivamente a scoprire Santana, i Pink Floyd, i Genesis, etc.etc.etc., uniti alla lettura di Suono e Stereoplay, fu altrettanto naturale incapricciarmi con le immagini dei grandi registratori a bobine dell’epoca, adatti agli allora rari home studio. Il mio primo amore, tanto sognato e mai posseduto, fu il Tascam 80-8, otto tracce su nastro da mezzo pollice. E i microfoni dei sogni erano i Sennheiser, gli MD441 e gli MD421... Ma il sogno vero era “farmi lo studio”... cosa che resterà per lungo tempo solo, appunto, un sogno. Quando infine a 19 anni conobbi la musica di Jim Croce e capii che... “Si-Può-Fare!” (cit.), fu il momento in cui mi fu chiaro che presto o tardi, io avrei fatto quel lavoro, avrei “fatto i dischi”. E il resto è storia... La mia cultura, la mia tradizione, le mie esperienza fondamentali, sono ANALOGICHE. Anche se da subito, all’inizio della mia carriera professionale nel 1992, sono stato un alfiere del digitale di qualità, non ho mai abbandonato l’analogico e soprattutto non ho mai abbandonato la “mentalità analogica”. Ecco quindi arrivare questo secondo volume delle mie registrazioni più amate, più significative di oltre trent’anni di attività di produzione con VELUT LUNA. Come già nel volume 1, ogni lato dei quattro che compongono questo doppio vinile è tematico e dedicato alle grandi Big Band, che si muovono fra il jazz e il crossover etnico (Lato A), il jazz in formato club, dallo swing all’italiana dei The Metronomes, al gospel di Cheryl Porter (Lato B), la musica sud americana e latina, per me importantissima e colonna portante del mio sentimento più profondo (Lato C), ed infine la grande musica classica, qui tradotta nel meraviglioso Concerto per Clarinetto, di Mozart e il movimento finale dalla Suite Sinfonica “I Sogni di Gianò”, di mio papà Adriano Lincetto. ...E arrivederci al terzo e ultimo volume di questa mia “summa”, previsto in pubblicazione a febbraio 2025, in occasione del 30° anniversario della nascita di VELUT LUNA. Marco Lincetto  

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Gira l'anima - GOLD CD

Gira l'anima - GOLD CD

€ 21,90

Gira l'anima (GOLD CD) Tiziana Cappellino, voice and piano Pietro Ballestrero, guitars   Due artisti con uno stile molto personale ed una sensibilità forte. La passione per la musicalità ed i ritmi del Brasile da un lato e la vitalità del jazz dall’altro dà vita ad un incontro in cui voce, chitarra e pianoforte si intrecciano creando arrangiamenti freschi, contaminazioni di stili e di mondi. Armonie raffinate e improvvisazione si legano imprescindibilmente alla ricerca della bellezza e della semplicità delle melodie, siano esse strumentali, dove le parti cantate vengono vocalizzate senza un testo, oppure attraverso vere e proprie poesie, versi messi in musica. La voce della Cappelino, uno Steinway gran coda che ha quasi un secolo e le chitarre acustiche di Ballestrero, valorizzati dall'eccezionale fedeltà dell’incisione di Marco Lincetto, come di consueto catturata rigorosamente live in studio, conducono l’ascoltatore in un viaggio tra le diverse anime che appassionano gli autori. Da loro brani originali a temi di grandi compositori come Pat Metheny o Egberto Gismonti, intercalati da vere proprie songs, canzoni brasiliane con il testo tradotto in italiano, un pezzo di Noa, e in chiusura la bellissima “Cara” di Lucio Dalla. 𝗙𝗜𝗟𝗘 𝗠𝗔𝗦𝗧𝗘𝗥 𝗛𝗗: QUI

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Papier-Maché (LP 180gr. su Top Clear Vinyl)

Papier-Maché (LP 180gr. su Top Clear Vinyl)

€ 49,00

UNA STORIA MISTERIOSA “Don Antonio, non dovete portare nella tomba il segreto delle vostre chitarre…” “…mi è impossibile tramandarlo ai posteri” Quello della Papier-Mâché di Torres è stato un caso unico nella storia della liuteria non solo chitarristica: Antonio de Torres (1817-1892), considerato oggi lo Stradivari delle sei corde, fu il primo e, che si sappia, l’unico a costruire nel 1862 un esemplare di strumento Papier-Mâché. Questa chitarra, paradossalmente, a dispetto della sua apparente umiltà, restituisce un mondo sonoro affascinante, misterioso e unico. Dal momento che l’originale, conservato al Museo della Musica di Barcellona, non e’ più in grado di esprimere la propria voce, l’album ha lo scopo di far riscoprire e rivivere le peculiari caratteristiche timbriche e sonore di questo interessante strumento attraverso l’utilizzo di due copie ad esso ispirate. Il liutaio Fabio Zontini ha raccolto la sfida lanciata da Torres e da quasi vent’anni si occupa della costruzione di copie Papier-Mâché. I due esemplari utilizzati da Federica Artuso per la registrazione sono stati realizzati tra aprile e settembre 2023 e pesano entrambi (incredibilmente) appena 995 grammi. Montano inoltre corde in budello naturale. Zontini ha quindi tracciato una sorta di collegamento con il grande Torres, cogliendo una specie di esperimento-prototipo del liutaio andaluso, e provando con successo a diffonderlo ai giorni nostri. La Papier-Mâché è una sorta di contraddizione vivente proprio per la contrapposizione tra il materiale povero di cui è fatta e il risultato sonoro artisticamente sorprendente. E ispirandosi a questa contrapposizione, è stato registrato un programma emblematico di quel paradosso che incarna l’identità della chitarra, sempre in bilico tra l’anima povera, autentica e popolare da un lato e l’Olimpo della musica colta dall’altro. Le musiche qui registrate sono tutte di chitarristi-compositori che sono vissuti all’epoca della chitarra di cartone o che hanno avuto a che fare con gli strumenti di Torres. Questi chitarristi sono parte di quella tradizione esecutiva e di quella poetica sonora di cui la Papier-Mâché è emblema. Alcuni dei brani, pur essendo stati scritti da compositori non chitarristi, fanno parte di quel repertorio in cui più si identificano le sei corde. Arcas e Parga* tentarono di elevare la chitarra a strumento colto, senza riuscire ad emanciparsi totalmente dalle reminiscenze flamenche. Il loro stile si adatta perfettamente all’essenzialità arcaica del suono della Papier-Mâché e le loro musiche, pur fortemente radicate nel linguaggio popolare, ci conducono poco per volta allo stile borghese e salottiero di Garcia Tolsa* e di Tarrega, allievi di Arcas. La loro musica non è più soltanto per coloro a cui scorre nelle vene sangue flamenco o per quelli che ritengono l’opera lirica l’unica musica colta. È musica che piace agli intellettuali e, se ammette qualche danza, lo fa a patto che sia da salotto. Dal punto di vista dei musicisti, a differenza dei suoi predecessori, Tarrega riesce a confezionare gli slanci espressivi in forme totalmente compiute. Miguel Llobet, allievo di Tarrega, è noto come compositore soprattutto per la sua versione chitarristica delle Canciones populares catalanas. Nella parte di programma che lo riguarda si propone anche un repertorio di cui non è autore, ma che lo rappresenta fedelmente e dove si colgono tutte le novità portate dal suo estro creativo, che fanno emergere ciò che della chitarra è più caratteristico. Maria Luisa Anido fu allieva di Llobet, nonché sua partner in duo di chitarre. La musicista argentina fu una tra gli ultimi chitarristi negli anni ’50 ad utilizzare le corde in budello -ormai difficilmente reperibili- e, tra l’altro, fu proprietaria proprio della Torres di Tarrega (1864, FE17). Anido è l’emblema dell’immagine della chitarra come spartiacque tra il mondo della musica folklorica e quella della musica colta, contrapposizione che probabilmente non si risolverà mai completamente. Ce lo dimostrano le sue irresistibili trascrizioni dai grandi classici come Bach, Mozart, Tchaikowsky e i suoi brani sudamericani, pulsanti di energia indigena. I brani di Parga e Garcia Tolsa non sono contenuti nella versione in vinile. Leggi tutto sul nostro blog DISPONIBILE ANCHE IN:  GOLD CD - BUNDLE

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Papier-Maché - GOLD CD

Papier-Maché - GOLD CD

€ 21,90

UNA STORIA MISTERIOSA “Don Antonio, non dovete portare nella tomba il segreto delle vostre chitarre…” “…mi è impossibile tramandarlo ai posteri” Quello della Papier-Mâché di Torres è stato un caso unico nella storia della liuteria non solo chitarristica: Antonio de Torres (1817-1892), considerato oggi lo Stradivari delle sei corde, fu il primo e, che si sappia, l’unico a costruire nel 1862 un esemplare di strumento Papier-Mâché. Questa chitarra, paradossalmente, a dispetto della sua apparente umiltà, restituisce un mondo sonoro affascinante, misterioso e unico. Dal momento che l’originale, conservato al Museo della Musica di Barcellona, non e’ più in grado di esprimere la propria voce, l’album ha lo scopo di far riscoprire e rivivere le peculiari caratteristiche timbriche e sonore di questo interessante strumento attraverso l’utilizzo di due copie ad esso ispirate. Il liutaio Fabio Zontini ha raccolto la sfida lanciata da Torres e da quasi vent’anni si occupa della costruzione di copie Papier-Mâché. I due esemplari utilizzati da Federica Artuso per la registrazione sono stati realizzati tra aprile e settembre 2023 e pesano entrambi (incredibilmente) appena 995 grammi. Montano inoltre corde in budello naturale. Zontini ha quindi tracciato una sorta di collegamento con il grande Torres, cogliendo una specie di esperimento-prototipo del liutaio andaluso, e provando con successo a diffonderlo ai giorni nostri. La Papier-Mâché è una sorta di contraddizione vivente proprio per la contrapposizione tra il materiale povero di cui è fatta e il risultato sonoro artisticamente sorprendente. E ispirandosi a questa contrapposizione, è stato registrato un programma emblematico di quel paradosso che incarna l’identità della chitarra, sempre in bilico tra l’anima povera, autentica e popolare da un lato e l’Olimpo della musica colta dall’altro. Le musiche qui registrate sono tutte di chitarristi-compositori che sono vissuti all’epoca della chitarra di cartone o che hanno avuto a che fare con gli strumenti di Torres. Questi chitarristi sono parte di quella tradizione esecutiva e di quella poetica sonora di cui la Papier-Mâché è emblema. Alcuni dei brani, pur essendo stati scritti da compositori non chitarristi, fanno parte di quel repertorio in cui più si identificano le sei corde. Arcas e Parga* tentarono di elevare la chitarra a strumento colto, senza riuscire ad emanciparsi totalmente dalle reminiscenze flamenche. Il loro stile si adatta perfettamente all’essenzialità arcaica del suono della Papier-Mâché e le loro musiche, pur fortemente radicate nel linguaggio popolare, ci conducono poco per volta allo stile borghese e salottiero di Garcia Tolsa* e di Tarrega, allievi di Arcas. La loro musica non è più soltanto per coloro a cui scorre nelle vene sangue flamenco o per quelli che ritengono l’opera lirica l’unica musica colta. È musica che piace agli intellettuali e, se ammette qualche danza, lo fa a patto che sia da salotto. Dal punto di vista dei musicisti, a differenza dei suoi predecessori, Tarrega riesce a confezionare gli slanci espressivi in forme totalmente compiute. Miguel Llobet, allievo di Tarrega, è noto come compositore soprattutto per la sua versione chitarristica delle Canciones populares catalanas. Nella parte di programma che lo riguarda si propone anche un repertorio di cui non è autore, ma che lo rappresenta fedelmente e dove si colgono tutte le novità portate dal suo estro creativo, che fanno emergere ciò che della chitarra è più caratteristico. Maria Luisa Anido fu allieva di Llobet, nonché sua partner in duo di chitarre. La musicista argentina fu una tra gli ultimi chitarristi negli anni ’50 ad utilizzare le corde in budello -ormai difficilmente reperibili- e, tra l’altro, fu proprietaria proprio della Torres di Tarrega (1864, FE17). Anido è l’emblema dell’immagine della chitarra come spartiacque tra il mondo della musica folklorica e quella della musica colta, contrapposizione che probabilmente non si risolverà mai completamente. Ce lo dimostrano le sue irresistibili trascrizioni dai grandi classici come Bach, Mozart, Tchaikowsky e i suoi brani sudamericani, pulsanti di energia indigena. I brani di Parga e Garcia Tolsa non sono contenuti nella versione in vinile. Leggi tutto sul nostro blog DISPONIBILE ANCHE IN:  LP 180gr. su Top Clear Vinyl -  BUNDLE

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Nino Rota - GOLD CD

Nino Rota - GOLD CD

€ 21,90

NINO ROTA 1911 - 1979 Tra le quattro composizioni cameristiche riunite in questo disco, come a segnare alcuni momenti del ricco percorso compositivo, quella per clarinetto solo risalente al 1950 offre una suggestione singolare che ci conduce come attraverso una scorciatoia enigmatica a sfiorare un aspetto del personaggio: solo per quel titolo,”Lo spiritismo nella vecchia casa”- quello di una commedia di Ugo Betti per la quale Rota aveva scritto le musiche di scena – che sembra suggerire un’ aria particolare dietro l’immagine più corrente, disinvolta, quella che Andrea Zanzotto aveva riassunto come "un lucente farsi" , segno di una riconoscenza verso il musicista grazie al quale diceva di aver ritrovato "come un folletto, quell’intramontabile ‘deus’ gentile che è insito nella musica stessa"; con quella pacificante familiarità, anche, che portava il grande poeta a riconoscere come "con le musiche di Rota vien da dire spesso: ma questo motivo io l’ho già sentito". Appagamento che non dissolve quel senso un po’ stranito che si prova ad ogni ascolto, come se dietro quella naturalezza facessero capolino strani fantasmi; quelli che avevano incantato Fellini durante il lavoro con il musicista: "Nino diventa uno strumento e uno ha l’illusione, un po’ ridicola, di fare la colonna sonora, tanto Nino si inserisce con un’esattezza totale, tanto diventa la musica che serve in quel momento...". E proprio questa naturalezza sembra ammantarsi di una certa ambiguità, restringendo l’immagine del compositore ad una pura, felice istintualità, che certamente era dote innata e spiccatissima di Rota, ma che sottintendeva in realtà una consapevolezza ed una capacità di muoversi entro la babele linguistica del novecento non meno straordinaria, come del resto attesta l’ampiezza della sua produzione cresciuta al di fuori dell’esperienza cinematografica; senza preclusioni di generi né di gerarchie, peraltro, come riconosceva lui stesso: "non credo a differenze di ceti e livelli nella musica. Secondo me, le definizione di musica leggera, semileggera, seria é fittizia. Gli spartiti di Offenbach, che ormai sono vicini ai 150 anni, saranno leggeri fin che si vuole, ma di una leggerezza che dura nel tempo e ha una formidabile vitalità…". Come quella liberata da un proprio inconfondibile linguaggio, terso, accattivante e tuttavia con una punta d’amaro celata tra le pieghe di quella esemplare nitidezza di scrittura . Per dire di una inconfondibilità che è anche indefinibilità per chi ha bisogno di sicurezze catalogatorie, per quello che oggi contino, sempre più erose, smentite, confuse. Per i vent’anni dalla scomparsa di Rota, in un convegno della Fondazione Cini , che attualmente custodisce tutto il lascito dell'autore, uno dei motivi che affiorò fu quello del "candore" , quale categoria entro cui collocare la vocazione lirica di un musicista come Rota così apparentemente distaccato dalla cosiddetta "modernità"; motivo che lungi dall’essere una tranquillante fuga verso gli Elisi, non è in effetti meno inquietante. Fellini, che come pochi altri sfiorava da vicino l’aura enigmatica di Rota, parlava di un musicista "sensitivo" denunciando poi come "fatata" la disattenzione succeduta alla sua morte. Andrea Zanzotto, altro osservatore dalle antenne sensibili, suggerirà come il termine candore possa implicare il suo contrario, addirittura "il nefasto pallore della morte", che non è certo il caso di Rota e tuttavia elemento di alternanza per creare un gioco prospettico tanto allettante quanto sottilmente insidioso, proprio per il tono di un eloquio la cui naturalezza, frutto indubbio di un talento musicale fuori discussione, è impregnata di interferenze acutissime, talora scoperte, ma pure più ombreggiate, che non possono non risuonare problematiche su un fondale come quello novecentesco e oltre dominato dal "negativo". E’ davvero una voce angelica, candida quella di Rota, viene naturale chiederci? Gian Paolo Minardi Il clarinetto per cui Rota scrisse lo “Spiritismo della vecchia casa” era uno strumento diverso da quelli in uso attualmente. Disponeva di un fusto inferiore allungato e di una chiave in più, che gli permetteva di ampliare verso il grave di un semitono la propria estensione ed era all’epoca molto diffuso in Italia. L’edizione moderna della composizione è stata trasposta per fini pratici, per permettere cioè agli strumenti in uso attualmente di eseguire il brano. In questo modo però si è persa la profondità di suono delle note gravi a cui Rota si era sicuramente ispirato per rendere più suggestiva la sua composizione. La presente registrazione che si basa sul manoscritto conservato presso la biblioteca della Fondazione Giorgio Cini di Venezia (gentilmente messo a disposizione per la consultazione) e che riporta le note effettivamente scritte da Rota, è stata possibile grazie allo strumento messo a disposizione dalla casa costruttrice Buffet&Crampon di Parigi un BCXXI, che è dotato del meccanismo necessario a renderci questa preziosa testimonianza. Luca Lucchetta

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SE POTESSI AVERE... (LP 180gr. su Top Clear Vinyl + File HD)

SE POTESSI AVERE... (LP 180gr. su Top Clear Vinyl + File HD)

€ 49,00

LP 180gr. su Top Clear Vinyl  + FILE HD "...Se potessi avere" è un affettuoso ed accorato omaggio alla grande canzone leggera italiana degli anni '30 e '40 e, in definitiva, a quell'epoca, pur tanto tormentata e sofferta, ma ancora pregna di positività, sguardo verso il futuro e valori che forse oggi un po' si sono perduti (per non parlare della "qualità" delle canzoni leggere italiane di oggi...). Desidero sottolineare che si tratta di un omaggio e non, come negli ultimi anni è spesso capitato di riscontrare in operazioni analoghe, di una caricatura o di una rilettura in chiave più o meno ironica, più o meno contaminata. Fin dalla realizzazione degli arrangiamenti si è optato per una scelta strumentale rigorosamente filologica rispettando l'organico tipico delle compagini orchestrali dell'epoca (vedi ad esempio le orchestre dirette da Cinico Angelini); per proseguire poi con le scelte squisitamente interpretative dei due cantanti solisti (Luca Merlini e Giuliana Beberi), che hanno dedicato lunghi mesi allo studio dei grandi protagonisti dell'epoca e del loro stile, non tanto per "copiarlo", ma per farlo proprio. E lo straordinario risultato alla fine è lì, evidente: non viene imitato nessuno dei cantanti dell'epoca, ma Luca e Giuliana sembrano provenire direttamente da quegli anni. Un ulteriore motivo di interesse, testimone dello sforzo d'amore compiuto, è la realizzazione di tre nuovi brani, composti nello stile dell'epoca, dai tre arrangiatori di tutto il progetto, che sono i maestri Stefano Caniato, Fabrizio Castania e Patrik Trentini (quest'ultimo anche direttore dell'orchestra, sul podio). "...Se potessi avere" (English version) is an affectionate and heartfelt tribute to the great Italian light song of the 30s and 40s and, ultimately, at that time, although so tormented and suffering, but still full of positivity, looking towards the future and values that perhaps today a little lost (not to mention the "quality" of today’s Italian songs...). I wish to stress that this is a tribute and not, as has often happened in recent years in similar operations, a caricature or a reinterpretation in more or less ironic, more or less contaminated key. 96kHz / 24bit / 24 tracks original recording made at Magister Recording Area, preganziol (Italy), April, 8,9, 2004 Real time analog remix and remastering made at VLS Studio, Naquera (Espana), March 23, 2024 / Workflow: REMIX: 96/24 DAW player: MAGIX SEQUOIA 96kHz / 24bit / 24 tracks DA: LYNX AURORA "n" analog mix: RUPERT NEVE DESIGN 5059 + NEVE 8816 REMASTERING: compressor: MASELEC MLA-2 eq: MASELEC MEA-2 limiter: MASELEC MPL-2 RTR: STUDER A810 ---> analog master 88.2kHz / 24bit AD: PRISM SOUND AD2 DREAM ---> HD digital master Stefano Caniato plays BORGATO L 282 Concert Grandpiano, tuned by Luigi Borgato Production: Marco Lincetto (Velut Luna) Recording, remix and remastering: Marco Lincetto Design and layout: Studio L'Image  

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Libero Arbitrio - GOLD CD

Libero Arbitrio - GOLD CD

€ 21,90

Libero Arbitrio - Amos Ghirardelli (CVLD382) Gold CD Arriva il primo disco di Amos Ghirardelli, sessantatreenne con quarant'anni di carriera musicale alle spalle. Ed è un disco che apre il cuore agli amanti del grande PROG, discendendo per linea diretta dal grande solco tracciato dai grandi gruppi inglesi e italiani nella prima metà degli anni '70. Si tratta di musica eccelsa, interpretata in modo strepitoso da musicisti strepitosi e che ruota, come la tradizione richiede a questi progetti, attorno ad un "concept" preciso che si riassume perfettamente nel titolo dell'album, LIBERO ARBITRIO, così come nel testo cantyato al termine della lunga suite iniziale che porta appunto il titolo dell'album. The first album of Amos Ghirardelli, 63 years old with forty years of musical career behind him. And it’s a record that opens the heart to lovers of the great PROG, descending by direct line from the great furrow drawn by the big English and Italian groups in the first half of the 70s. It is an excellent music, performed in a sensational way by amazing musicians and that revolves, as tradition requires to these projects, around a precise "concept" which is perfectly summed up in the title of the album, FREE WILL, as well as in the lyrics sung at the end of the long initial suite that bears the title of the album  

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IL CANTANTE AL MICROFONO - Eugenio Finardi | 45rpm - Double Vinyl

IL CANTANTE AL MICROFONO - Eugenio Finardi | 45rpm - Double Vinyl

€ 69,00

IL CANTANTE AL MICROFONO - 2025 - VYNIL EUGENIO FINARDI Doppio Vinile 45 rpm Deluxe Limited Edition + File Master HD (EDIZIONE LIMITATA NUMERATA 300pz) IN CONSEGNA (consegne previste dal 10 gennaio)   Ritorna in una nuova e definitiva, spettacolare, edizione in doppio vinile a 45 rpm uno dei grandi capolavori della musica italiana degli ultimi anni, in tiratura limitata a 300 copie, ciascuna con numerazione progressiva.   Il progetto discografico Il Cantante Al Microfono getta un ponte tra la canzone d'autore e la musica classica contemporanea partendo dal grande attore, poeta e cantautore russo Vysotsky, tragicamente scomparso nel 1980, che capì e cantò l'anima vera del suo popolo e perciò fu duramente osteggiato dal regime sovietico. La sua musica accompagna con intriganti melodie, ora dal sapore balcanico, ora dai toni orientaleggianti, ora ricalcando antichi tempi di valzer, i testi acutissimi e graffianti. Dal corpus delle sue oltre 500 canzoni Eugenio Finardi e Filippo Del Corno hanno scelto una decina di titoli fortemente rappresentativi della tensione etica, spirituale, politica e dell'ironia corrosiva che anima il lavoro di Vysotsky. Le canzoni, già tradotte in italiano da Sergio Secondiano Sacchi, sono state orchestrate per l'ensemble strumentale Sentieri Selvaggi dallo stesso Del Corno, in una versione che mette in luce l'altissima qualità poetica e musicale dei versi di Vysotsky e permette il pieno dispiegamento della straordinaria potenza interpretativa di Eugenio Finardi. E' infatti diverso tempo che Finardi affianca alla sua attività di protagonista del rock d'autore italiano un approfondito e rigoroso lavoro di ricerca vocale, che lascerà stupiti chi non conosce il percorso che l'ha portato dal fado, al suo amato blues, fino alla classica contemporanea. Raffinatissima la grafica curata dallo Studio Convertino. Un progetto insomma che si sposa in modo perfetto con la linea produttiva che da sempre Velut Luna propone: originalità in proposte artisticamente e tecnicamente della massima qualità. Eugenio Finardi voce Sentieri selvaggi : Paola Fre flauto Mirco Ghirardini clarinetto Paolo Pasqualin vibrafono Andrea Rebaudengo pianoforte Piercarlo Sacco violino Paola Perardi violoncello Carlo Boccadoro direzione   Sergio Secondiano Sacchi traduzione italiana Filippo Del Corno orchestrazione   Live-In-Studio Analog Recording, mix and original mastering made at Magister Recording Area studio, Preganziol, Italy on December, 18 - 22, 2007 Analog re-mastering made at VLS Studio, Naquera, Spain, on November, 4, 2024 ANALOG RECORDING: RTR Soundcraft Saturn 24 tracks / 2" tape at 76cm/sec recording speed ANALOG MIX & MASTERING: RTR Studer A820, 2 tracks, using 1/4" tape at 38 cm/sec recording speed ANALOG RE-MASTERING: Maselec Analog Mastering Suite (MLA-2 / MEA-2 / MPL-2) to RTR Studer A810

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JAZZ - 30° ANNIVERSARY

JAZZ - 30° ANNIVERSARY

€ 49,00

JAZZ AUDIOPHILE VINYL - LIMITED EDITION CON FILE MASTER HD   Pietro Ballestrero, Gianni Basso, Stefano Bertoli, Paolo Birro, Fabrizio Bosso, Gianni Coscia, Paolo Fresu, Giorgio Gaslini, Tiziana Ghiglioni, Sandro Gibellini, Lucia Minetti, Gabriele Mirabassi, Mauro Negri, Stefano Profeta, Royal Big Band, Sax Four Fun, Markus Stockhausen, Tiger Dixie Band, Gianluigi Trovesi. E' sempre difficile realizzare una raccolta di brani musicali, pur essi appartenendo al medesimo genere; e lo è ancora di più se a doverlo fare è colui che li ha voluti, li ha prodotti, li ha registrati: ovvero qualcuno che alla fine si considera diviso fra il ruolo di "papà" e di "co-autore", in questo caso io stesso che sto scrivendo queste brevi note. La difficoltà sta nello scegliere brani che abbiano un senso uno dopo l'altro, ma anche nel dover escludere, per fisica mancanza di spazio, tantissimi altri non meno belli, non meno interessanti. Anche nella consapevolezza di dove tralasciare con lo strazio nel cuore tanti musicisti meravigliosi a cui, mi sento sempre legato da un laccio indissolubile per la comune passione che ci ha unito nell'amare la musica che proponiamo. E' dunque per questo che ogni raccolta che io realizzo ha implicitamente, a fianco del titolo, quella definizione fondamentale che non può che essere "Volume 1". Nella convinzione che presto o tardi altri volumi seguiranno, perchè veramente mi è impossibile stilare una classifica di merito fra i tantissimi brani, tutti quanti, ho prodotto in 30 anni di carriera. E qui viene dunque la nota fondamentale di cui mi sono reso conto soprattutto negli ultimissimi anni, ovvero che TUTTE le mie produzioni, per me, sono assolutamente equipollenti: stanno tutte sullo stesso piano. Perchè io ho sempre fatto una incredibile selezione PRIMA di andare in produzione, e, una volta iniziato il viaggio con i musicisti prescelti, è sempre stato chiaro che il lavoro non sarebbe che potuto diventare una perla di una lunghissima collana che oggi ne conta complessivamente trecent'ottantotto. Il Jazz secondo me, ovvero secondo Velut Luna, ha sempre significato ricerca e tradizione, calore e umanità, immediatezza e simbolo dell'inafferabile "Hic et Nunc" del momento delle registrazioni, che sono tutte state realizzate in presa diretta, senza tagli di editing, spesso mixate direttamente su master stereofonico. Riascoltando questi brani, uno per uno, ho rivissuto il clima, nell' accezione più ampia possibile, di quei momenti irripetibili: in fondo, la registrazione è un modo per viaggiare nel tempo a ritroso ogni volta che la ascolto. I musicisti ed io siamo persone fortunate, per aver ricevuto il privilegio di vivere queste emozioni difficilissime da raccontare a parole, ma che spero possano essere almeno un po' veicolate dalle tracce sonore rimaste nei solchi dei dischi. Per sempre. Grazie a Tutti, Marco Lincetto Dedico questo progetto al mio amico Giorgio Gaslini, che ci ha lasciati troppo presto, 11 anni fa

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30 ANNI FUORI TEMPO - AUDIOPHILE VINYL

30 ANNI FUORI TEMPO - AUDIOPHILE VINYL

€ 39,00

30 ANNI FUORI TEMPO AUDIOPHILE VINYL - LIMITED EDITION CON FILE MASTER HD   THE METRONOMES: Francesco Michielin, voice, kazoo, chorus, "vocal trumpet" Carlo Piccoli, piano, chorus Stefano Fedato, drums, chorus in consegna   Ora è un negozio di abiti da sposa, ma nel lontano 1994 la musica ruggiva nel mitico Bar Dolomiti di Conegliano. Francesco Michielin, Carlo Piccoli e Stefano Fedato ancora non sapevano che per i successivi sei (sei!) lustri avrebbero calcato le scene del panorama musicale italiano sotto l’intramontabile nome di Metronomes. Chi, quella sera di trent’anni fa, ha avuto il privilegio di assistere alla nascita del loro trio può vantarsi di essere stato testimone di un evento d’inestimabile rarità e importanza, pari forse solo alla scoperta dell’America o al passaggio della cometa Hale-Bopp. E infatti mi vanto, mi vanto eccome. E, mentre mi vanto, inserisco nel mio vecchio lettore CD il loro nuovo album: “Trent’anni fuori tempo”. Dopo tredici anni dall’uscita del mirabile “Adamo, Let’s Swing!”, i Metronomes tornano con questa bella antologia della loro produzione discografica a partire dal 1997 fino ai tempi più recenti. Poi, con l’inserimento di quattro pezzi nuovi, il disco acquista nuova linfa e ci mostra come questi eterni ragazzi siano bene o male rimasti uguali a quelli che, trent’anni fa, si riunirono al Bar Dolomiti. Di loro si è detto e si è scritto di tutto. La storia delle loro spettacolari performance live si muove sul filo teso che separa la realtà dalla vera e propria leggenda. Si dice, per esempio, che il cantante, sontuoso vocalist dall’ugola catramata matto come un cavallo – l’ho visto qualche settimana fa travestirsi con parruccone e occhialoni scimmiottando Elvis – in realtà sia un precisino maniaco dell’ordine. Dicono che tenga tutti i testi delle canzoni, da lui stesso vergati a mano, in dieci enormi volumi che si porta dietro alle serate. Lo hanno visto anche montare un complicatissimo aggeggio dal nome “portaspritz” senza il quale non affronta il concerto. Raccontano poi che il batterista, una volta, suonando As Time Goes By, abbia impresso una tale velocità al ritmo swing da far fumare le bacchette (per fortuna l’Oste aveva l’estintore e alle spalle un’approfondita formazione in materia di sicurezza nel caso di incendio). Per lui questi anni non sembrano essere passati, dimostra sempre trent’anni, ha tutti i capelli e neanche uno bianco (gli altri due metronomi invidiosi dicono che se li tinge), ma soprattutto mentre suona a ritmi indiavolati sorride e si diverte come un bambino. Anche il pianista, che usa la mano sinistra come un contrabbasso, è un tipo strano. Qualcuno racconta che suoni esclusivamente mosso dal proprio orecchio (un orecchio solo che muove dieci dita? Ma che prodigio è mai questo?). Non prova né studia i pezzi, ma se gli chiedi una canzone, lui la sa riprodurre con la precisione di un jukebox. E mentre suona batte i piedi e ondeggia sempre fuori tempo: resta un mistero come la canzone vada a tempo mentre lui segue chissà quale altro ritmo interno. Dal 20 aprile 1994 ne sono passati di ettolitri di vino rosso nell’ugola catramata del cantante Francesco, e di tasti bianchi e neri sotto le dita di Carlo, e di calli e bacchette tra le mani di Stefano. Eppure, la leggenda dei Metronomes continua a stupirci, a farci ridere e battere il piedino sotto il tavolo. Franco Ceci Colpis

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30 ANNI FUORI TEMPO - GOLD CD

30 ANNI FUORI TEMPO - GOLD CD

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30 ANNI FUORI TEMPO GOLD CD   THE METRONOMES: Francesco Michielin, voice, kazoo, chorus, "vocal trumpet" Carlo Piccoli, piano, chorus Stefano Fedato, drums, chorus Ora è un negozio di abiti da sposa, ma nel lontano 1994 la musica ruggiva nel mitico Bar Dolomiti di Conegliano. Francesco Michielin, Carlo Piccoli e Stefano Fedato ancora non sapevano che per i successivi sei (sei!) lustri avrebbero calcato le scene del panorama musicale italiano sotto l’intramontabile nome di Metronomes. Chi, quella sera di trent’anni fa, ha avuto il privilegio di assistere alla nascita del loro trio può vantarsi di essere stato testimone di un evento d’inestimabile rarità e importanza, pari forse solo alla scoperta dell’America o al passaggio della cometa Hale-Bopp. E infatti mi vanto, mi vanto eccome. E, mentre mi vanto, inserisco nel mio vecchio lettore CD il loro nuovo album: “Trent’anni fuori tempo”. Dopo tredici anni dall’uscita del mirabile “Adamo, Let’s Swing!”, i Metronomes tornano con questa bella antologia della loro produzione discografica a partire dal 1997 fino ai tempi più recenti. Poi, con l’inserimento di quattro pezzi nuovi, il disco acquista nuova linfa e ci mostra come questi eterni ragazzi siano bene o male rimasti uguali a quelli che, trent’anni fa, si riunirono al Bar Dolomiti. Di loro si è detto e si è scritto di tutto. La storia delle loro spettacolari performance live si muove sul filo teso che separa la realtà dalla vera e propria leggenda. Si dice, per esempio, che il cantante, sontuoso vocalist dall’ugola catramata matto come un cavallo – l’ho visto qualche settimana fa travestirsi con parruccone e occhialoni scimmiottando Elvis – in realtà sia un precisino maniaco dell’ordine. Dicono che tenga tutti i testi delle canzoni, da lui stesso vergati a mano, in dieci enormi volumi che si porta dietro alle serate. Lo hanno visto anche montare un complicatissimo aggeggio dal nome “portaspritz” senza il quale non affronta il concerto. Raccontano poi che il batterista, una volta, suonando As Time Goes By, abbia impresso una tale velocità al ritmo swing da far fumare le bacchette (per fortuna l’Oste aveva l’estintore e alle spalle un’approfondita formazione in materia di sicurezza nel caso di incendio). Per lui questi anni non sembrano essere passati, dimostra sempre trent’anni, ha tutti i capelli e neanche uno bianco (gli altri due metronomi invidiosi dicono che se li tinge), ma soprattutto mentre suona a ritmi indiavolati sorride e si diverte come un bambino. Anche il pianista, che usa la mano sinistra come un contrabbasso, è un tipo strano. Qualcuno racconta che suoni esclusivamente mosso dal proprio orecchio (un orecchio solo che muove dieci dita? Ma che prodigio è mai questo?). Non prova né studia i pezzi, ma se gli chiedi una canzone, lui la sa riprodurre con la precisione di un jukebox. E mentre suona batte i piedi e ondeggia sempre fuori tempo: resta un mistero come la canzone vada a tempo mentre lui segue chissà quale altro ritmo interno. Dal 20 aprile 1994 ne sono passati di ettolitri di vino rosso nell’ugola catramata del cantante Francesco, e di tasti bianchi e neri sotto le dita di Carlo, e di calli e bacchette tra le mani di Stefano. Eppure, la leggenda dei Metronomes continua a stupirci, a farci ridere e battere il piedino sotto il tavolo. Franco Ceci Colpis

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GOLD FINGERS - 30° ANNIVERSARY

GOLD FINGERS - 30° ANNIVERSARY

€ 39,00

GOLD FINGERS - 30° ANNIVERSARY Disponibile in: AUDIOPHILE VINYL - LIMITED EDITION CON FILE MASTER HD (prevendita) FILE MASTER HD (con 4 tracce extra) Autori: H. HUPFELD, J. BARRY, J. MANDEL, R. ORBISON, R. SHERMAN, L. ROBIN - J. STYNE, J. KANDER - F. EBB Esecutori: MASSIMO SALVAGNINI QUINTET, P. LAQUIDARA   Considerazioni introduttive di Radu Lidjienko Il cinema è entrato in noi perché è fatto di immaginazione, fantasia, sogno, illusione, cioè le stesse cose di cui è fatta la nostra vita. Siamo sempre immersi in fantasie di ogni genere, da positive a negative, da allegre a drammatiche. Ciascuno, di volta in volta, ne preferisce una e ci si affeziona, scegliendo per sè il film più adatto. Nessuno riesce a liberarsi dal sogno. Le persone depresse vivono una versione fantastica del loro tremendo passato e del loro orribile futuro. Tutti reinventiamo ogni giorno il nostro passato ed il nostro futuro. I fatti non si sono svolti come noi li ricordiamo, e niente si verificherà nel modo in cui l’abbiamo previsto. Abbiamo ricordato decine di passati diversi e sognato migliaia di futuri diversi. Niente riesce a strapparci dalle nostre fantasie, fin dal primo giorno di vita. Credo che sia una nostra caratteristica, e non un difetto. Sarebbe impossibile per noi farne a meno e continuare a vivere. Anche le persone più pragmatiche, o perfino ciniche, sono prese da una fantasia, magari quella di vivere in un mondo freddo, desolato, povero di bellezza e di emozioni, oppure popolato da esseri stupidi o maligni. Il filosofo sogna di aver fatto chiarezza sulla situazione dell’Uomo nell’universo, la persona religiosa sogna di essere perdonato dal suo dio per le schifezze che ha fatto e che farà. Alcuni sognano di vivere in un mondo in cui soffre solo chi è inferiore e irrilevante, in modo da godere della loro ricchezza senza imbarazzo. Altri ancora vedono la sofferenza, ma vivono il sogno di poterla combattere. I musicisti vivono il sogno di rendere felici i propri simili. Chi ascolta musica vive nel sogno che i musicisti siano creature speciali ed immerse in una vita piena di stimoli e di appagamento. I produttori musicali vivono nel sogno di aver prodotto musica di altissimo livello, e che questo gli verrà un giorno riconosciuto. Io sogno che un giorno sarà possibile incontrarci tutti nello stesso posto, per farci una grossa risata sopra. Lisbona, settembre 2003 Tracce LP: LATO A 21:47 01 – AS TIME GOES BY (herman Hupfeld) 7:25 02 – GOLDFINGER (John Barry) 2:49 featuring Patizia Laquidara 03 – YOU ONLY LIVE TWICE (John Barry) 6:19 04 – OH, PRETTY WOMAN (Roy Orbison) 5:11 LATO B 19:02 01 – SUICIDE IS PAINLESS (Johnny Mandel) 7:50 02 – TAXI DRIVER’S THEME (Bernard Hermann) 5:11 03 – BYE BYE BABY (Leo Robin, Jule Styne) 6:00 Massimo Salvagnini, tenor saxophone Stefano Bassato, guitar Franco Lion, doublebass Paolo Balladore, drums Paolo Vidaich, percussions Patrizia Laquidara appears courtesy of Rossodisera Ed. Mus. and Genius Records by Renato Venturiero 96kHz / 24bit original digital recording, made at Teatro Polivalente, Abano Terme, Italy, on August 24, 25, 2003 Analog re-mastering made at VLS Studio, Naquera, Spain on March, 8, 2025 Production: Marco Lincetto for VELUT LUNA Recording Engineer: Marco Lincetto Mix engineers: Marco Lincetto and Matteo Costa Mastering engineer: Marco Lincetto Design and Layout: L’Image Photo: Marco Lincetto    

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GIANT MOON - 30° ANNIVERSARY

GIANT MOON - 30° ANNIVERSARY

€ 18,00

GIANT MOON - 30° ANNIVERSARY Tracce CD: 01 GIANT MOON 02 MOONGLOW Will Hudson, Irving Mills 7:49 03 MOONLIGHT IN VERMONT John Blackburn, Karl Suessdorf 4:25 04 TINTARELLA DI LUNA Franco Migliacci, Bruno De Filippi 5:50 05 MOONLIGHT SERENADE Mitchell Paris, Glenn Miller 5:15 06 THE SUNNY SIDE OF THE MOON Massimo Salvagnini 5:18 07 DONATA WALKS ON THE MOON Massimo Salvagnini 6:13 08 DESTINATION MOON Roy Alfred 6:55 Tot. Time: 49:03   Massimo Salvagnini, tenor saxophone Sandro Gibellini, guitar Giorgio Panagin, double bass Roberto Facchinetti, drums   88.2kHz / 24bit original recording made at Magister Recording Area, Preganziol, Italy, on February, 20, 2010   Production: Marco Lincetto for VELUT LUNA Recording, mix and mastering: Marco Lincetto Photo: Marco Lincetto Design and Layout: L’Image     Quando l'amico Marco Lincetto mi ha mandato questa musica perché ne potessi scrivere qualcosa, la mia mente ha imboccato una direzione apparentemente semplice e riduttiva, basata sulle quantità. Quanti bei CD ha prodotto Marco? Quanti di questi sono legati a Massimo Salvagnini? A quanti di questi ho scritto un'introduzione? La fase successiva, data la mia età, è stata il chiedermi "quanto ancora"? Quanti Cd mi potrò ancora commentare? Quanti bei CD potrà ancora produrre Marco? E quanta musica potrà ancora registrare Salvagnini? Come si vede facilmente, lo spostarsi del cursore lungo la linea del tempo ci porta ad intuire che il valore dei nostri atti, e perfino le nostre intenzioni, dipende dalla prospettiva dalla quale li abbiamo compiuti. Il primo CD è diverso dall'ultimo. Ci piacerebbe poter rimanere sempre in una prospettiva senza fine, ma arriva il punto in cui si capisce che la storia andrà avanti senza di noi, e che forse qualcuno con del tempo da perdere potrà rimettere in ordine le nostre vite in un modo che per noi stessi è impossibile. L'aspetto stupendo di queste riflessioni, fatte ascoltando i brani di questo CD, è che solo alla fine mi sono accorto che da sempre gli esseri umani si sono fatti domande del genere mentre osservavano la Luna, sapendo che quella grossa palla che ci gira attorno continuerà a girare a lungo anche dopo che il brusio delle nostre vite sarà terminato. In qualche modo, in questa musica ho ritrovato proprio questo stato mentale, anzi, un vero sentimento. Radu Lidjienko Londra 2014

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